img a dx di Niviane - img a sx dal web, autori non indicati |
Una fata che trova sulla fredda neve un frutto del Sacro Melo che è sempre fiorito e fruttifero; una dama che raccoglie un frutto d'autunno con il Tor alle sue spalle che si affaccia tra le nebbie. Questi erano miei vecchi header di EmainAblach blog.
Una finestra chiusa e una barca a riva, pronta a solcare le acque. Erano immagini che stavano ad indicare una partenza verso l'infinito.
"Per il Gabbiano Jonathan Livingstone l'importante era volare (n.b invece che usare il volo solo per cacciare cibo). Quel genere di idea, scoprì, non aiuta a diventare popolari tra gli altri uccelli" (dal libro "Il Gabbiano Jonathan Livingstone" di Richard Bach).
Lessi questo libro moltissimi anni fa, a 18 anni, (quaranta anni fa) prestato dalla mia compagna di stanza durante una settimana bianca, e da esso, da questa "favoletta" come la chiamano alcuni, imparai molte cose, tra cui, la prima di tutte, ad essere autentica e libera, non importa se a causa di questo gli altri ti girano le spalle. Ciò che conta è non far del male a nessuno. Nell'ultimo anno, mentre cercavo qualcosa da leggere sui siti di e-commerce, ho visto che l'autore aveva aggiunto un capitolo nuovo e, dopo tanti anni, pur ricordando la storia, l'ho voluto rileggere.
Sempre da quel libro: "La vita ha una ragione! Possiamo elevarci dall'ignoranza, possiamo scoprirci creature straordinarie, intelligenti, e capaci. Possiamo essere liberi! Possiamo imparare a volare!"
Molte Dee di Avalon sono associate ad esseri alati, ed altrettanto le Nine Morgens (cigni, corvi ...). Cosa è il volo se non il simbolo della libertà vera? E cosa è libertà se non essere sè stessi, esprimere sè stessi e riscoprire l'incanto, il sogno, la Magia della vita, essere autentici? Se il viaggio non ci conduce a questo, allora abbiamo sbagliato strada.
Attenzione però: il gabbiano vive in "colonie", e gli individui si proteggono tra loro. Questo significa avere anche senso di comunità e di responsabilità nei confronti di essa. Per le sue piume bianche che brillano mentre volano sotto al sole, è ritenuto da alcuni popoli sciamanici una sorta di "custode della luce", che si può intendere anche come chiarezza interiore.
Accantonando e superando la nebbia creata da ogni struttura, ogni convinzione, ogni "forma di limitazione", esprimendo la propria autenticità in gentilezza e rispetto, nella consapevolezza del vento e delle brezze per come esse sono nel momento presente, è tempo di VOLARE.
Ho già scritto abbastanza, se lo scopo era solo quello di ispirare una "cerca". Prima però di spiegare le ali e mettere il post finale, vorrei condividere alcuni scritti che facevano parte dei post del mio vecchio blog "EmainAblach Lady" (e altri, se indicati fra parentesi)) su Splinder. Perchè la via del cuore è un sentiero cosparso anche di parole. Solo alcune storie, un pò vere e un pò esercizi di fantasia e di scrittura creativa, ispirati da Avalon, sempre tra la Terra della Gioia e le realissime Terre di Fuori:
- Eccola...la stavo aspettando. Finalmente è giunta la neve ad illuminare il grigiore del cielo con la sua purezza bianca, poggiata sui prati e sugli alberi scarni come una calda coperta che impreziosisce il paesaggio di una candida trina. allunga le sue dita gelate e ci avvolge in un caldo abbraccio fatto di camini accesi, di luci colorate che brillano nella notte gelida, , di forni profumati di dolci, di magia e di attesa. Approfitto di questa atmosfera di quiete ovattata e mi ritiro per qualche giorno nella mia casetta appoggiata sotto la quercia, per cercare di comprendere nel silenzio il significato che possono avere certi avvenimenti recenti, certe gioie ma anche certe delusioni, per coltivare i miei colori ascoltando gli insegnamenti sussurrati da quei freddi batuffoli di umide stelline, spargendo decorazioni di vischio e pungitopo ed accendendo candele rosse, confortata da una zuppa fumante. (dal blog "All'Ombra della Quercia" del 29/11/2005)
- Quando la strada per tornare indietro è chiusa non bisogna fermarsi troppo nello scoraggiamento e nella delusione. Solo se cercheremo senza resa il modo migliore per andare avanti vedremo alla fine accendersi le luci su un nuovo sentiero. E' il sentiero che porta ad "Avalon". Non è solo un mito, ma è un luogo del cuore che non si trova nella ragione e nell'intelletto ma nei sogni, nel Sè, nel sentire e nel vivere. Non temiamo di sognare e di vivere quindi, perchè i sogni , così come i simboli, sono segni del linguaggio divino, mentre la vita è la più grande maestra e l'incanto più bello. Ogni suo respiro è un'opera magica e tutto ciò che esiste è sacro, perchè lo è la divina fonte della creazione (Brano fisso inserito nella struttura del blog EmainAblachLady)
- Avete visto come è sfavillante il nuovo sole oggi? Sembra voglia rassicurarci che illuminerà il mondo di speranza nei giorni futuri. Avete visto come luccica la neve? Sembra che le stelle siano scese sulla terra e si siano posate su di essa a sostituire i fiori. Avete sentito il canto della quercia? La sua voce è quella delle gocce di ghiaccio che colano dai rami riscaldati dal sole. Avete visto come riflettono le acque calme del lago in cui si specchiano i meli gelati? E' un riflesso così forte da far lacrimare gli occhi. Avete sentito una voce amica? Anch'essa è capace di scaldare e illuminare una fredda giornata d'inverno (del 22/12/2005)
- A volte ho incrociato sognatori di stelle che venivano a ristorarsi sotto le possenti fronde della mia quercia, o a rapire una scaglia di corteccia da portare con se. Molte comete hanno danzato con me sotto la Luna, ma molti, dopo aver preso la via del fitto bosco, non sono tornati. Forse si son persi tra le nebbie, forse sono tornati nelle Terre di Fuori. Non c'è alcuna traccia di quelle comete nella mia vita, non hanno lasciato nessun segno,... forse solo un ricordo, che mi ruba un sorriso. (del 11/12/2006)
- Nessuna voce nella neve. Mi sono seduta su una pietra circondata di trine di cristallo. Nel letargo della Natura, mi sono avvolta nel caldo mantello cercando di mandare in letargo anche i pensieri. Ho lasciato che quella pace mi svuotasse, e ho spalancato le finestre dell'anima per farvi entrare l'aria frizzantina. Ho aperto le porte ai raggi del Sole, per colmarmi del calore dei sentimenti migliori. (del 21/01/2006)
- Rinascere è faticoso. lo so bene, perchè inconsciamente portiamo il ricordo di quel pianto ancestrale con cui abbiamo fatto sentire la propria voce appena usciti dal ventre della madre, ma per rinascere bisogna lasciar morire il passato. Non può brillare il sole con energie che non esistono più. Bisogna lasciare andare. (del 8/2/2006)
- "Ora ricorda ciò che hai sentito, perchè dovrai raccontarlo a tuo figlio, così come fece mio padre e tutti i nostri antenati. E se anche fra duemila estati tutte le acque di questi luoghi saranno prosciugate, e le terre rimarranno senza l'ombra degli alberi, finchè ci sarà qualcuno che racconta e cuori pronti ad ascoltare, la Dea continuerà ad amarci. La memoria ed il nostro popolo vivranno, e presto gli Antichi torneranno... torneranno...torneranno...!!" (del 5/4/2006 - dalla voce narrante nel CD allegato al n.40 della rivista Celtica)
- Son giorni strani questi... son giorni di pioggia nel sole, e di sole che si affaccia nella pioggia, mentre il vento, sporcando i balconi di terra, pulisce il cielo dalle nubi che corrono in quel vento offuscando l'azzurro del cielo.
Son giorni strani questi... Son giorni in cui, nella stanchezza dell'adattamento al respiro più caldo della natura, il corpo pulsa energico nel desiderio di correre a piedi nudi sulla sabbia.
Son giorni strani questi... son giorni di vincitori che non hanno vinto e non possono gioire della vittoria, e di perdenti che non hanno perso e non possono piangere la sconfitta.
Son giorni strani questi... son giorni di amici che capisco di non conoscere, di sconosciuti che scopro di conoscere, di conoscenti che vantano pretese che niente e nessuno gli riconoscerebbe.
Son giorni strani questi... son giorni di gatti che popolano sogni, di zuppe che bruciano nel tegame, di eclissi che confondono le maree sotto la Luna, di proposte improponibili, di corsi e inspiegabili ricorsi.
Son giorni strani e surreali nelle Terre di Fuori, ma non c'è rischio di perdersi perchè l'anima non si contraddice e non muta. (del 11/4/2006)
- La Dama più magica al mondo è una signora ormai molto anziana. E' piccola e ormai leggermente incurvata dall'età, cammina con passi lenti e corti, le sue mani fragili si muovono ormai debolmente e il loro tocco è leggero come l'aria. In mezzo a qualche piega dell'età nella pelle setosa e bianchissima spiccano due occhi di un azzurro che, pur non brillando come una volta, è sempre profondo come il mare. Eppure non lo diresti che riesce a tenere il suo antro lucido come uno specchio nuovo come se lì nessuno ci avesse mai vissuto, ne dormito, ne cucinato. I vetri delle finestre scintillano sempre lindi, il grande terrazzo è sempre pulito come qualsiasi altra stanza, con il suo arcobaleno di bellissimi fiori colorati che trasudano salute, la cucina profuma di cose buone e di sapone di marsiglia. Le lenzuola nei letti sono sempre perfettamente tese e odorano di bucato appena fatto, il pavimento opaco è reso miracolosamente lucido, i bagni sfavillano e profumano di sapone. Gli abiti sono sempre al loro posto. puliti e stirati a nuovo. Eppure in quella casa quella Fata ci vive: lo vedi dal frigo pieno, dai tegamini sul fuoco che esalano un invitante odore di cucina mentre il cibo bolle senza sporcare, come se fosse stato magicamente istruito ad essere educato. Non si capisce come e quando avviene tutto questo, ne dove quella anziana signora trova la forza per farlo. Quella Fata sembra così fragile ormai... non si capisce come e quando abbia preparato quelle leccornie, ne quando abbia tirato a lucido le sue stanze, ne quando e come abbia rinfrescato tutti quei vestiti. Non c'è dubbio, è una Magia!! Lo so, quella Fata è capace di fare grandi cose, e ha doti taumaturgiche notevoli, come quando mi apparve in piena notte, durante un sogno spossato da una forte tosse, con una pozione curativa di latte e miele che mise fine alla mia tortura e finalmente mi fece sprofondare nel sonno profondo... Conosco molto bene quella Fata, e non ne conosco di più grandi: quella Fata è mia Madre 💓. E non perchè tirava a lucido la casa verrà ricordata, ma per la dolcezza, la cura e l'abilità con cui faceva tutto, per l'amore che metteva in ogni cosa, e perchè aveva grandi doti e grandi capacità, tanto da sembrare magica. (del 20/04/2006)
- Un passo oltre il lago, dietro la collina, nella vegetazione selvaggia di pini, su un volto di terra fiorita, e poi tra gli arbusti spinosi che tra le dune precedono la spiaggia, che riluce dorata e biancastra come fosse ammantata di luce. Nessuna presenza di bagnanti che sporcano e calpestano senza percezione della sacralità di ogni ambiente naturale. I piedi immersi nell'acqua salmastra si contraggono per il freddo rimasto come traccia del passaggio degli spiriti invernali, ormai lontani da tempo, e resto lì, nel brodo primordiale, in quel liquido amniotico dell'Antica Madre da cui tutto sulla Terra ha origine, mentre cerco piccoli ventagli di conchiglie e stelle di sabbia del suo vestito. Ella è tutto: il fiore, il cervo, l'aquila, il cigno, il canto degli uccelli, alba e tramonto tra pianeti e stelle, la notte e la luna, il fulmine e il sereno, il piccolo granchio, il chicco di cacao e l'ispirazione che lo ha reso cioccolato, ogni forma di vita. Così come amo ogni fiore, ogni astro e ogni raggio di luce ho imparato ad amare anche me. E La ringrazio, perchè mi ha insegnato tutto questo, e me lo ha rammentato oggi nei brividi del corpo quando i piedi hanno sfiorato l'acqua del mare, ricordandomi che tutto il mondo è il suo tempio. (del 6/5/2006)
- Che bella falce argentata lassù, in quel magico "blu oltremare", come un sorriso, circondata da stelle festose che danzavano con lei sul mare. Anche io le ho rivolto un sorriso, chissà se in esso c'era abbastanza luce da poter essere notato nella sua sfera celeste. Non serve niente altro che un sorriso per partecipare alla danza della vita a cui tutti siamo invitati, un sorriso per non pentirsi un giorno di aver perso quella festa inseguendo inutili pensieri di rabbia. (del 28/8/2006)
- Una finestra aperta su queste sponde, uno sguardo al cielo mentre si avvicina il tramonto, la sensazione della freschezza che questa visione imprime sulla pelle attraverso gli occhi... ci sono cose per cui non servono parole. Il cielo è terso con qualche nube fredda. Lo osservo mangiando l'ultimo gelato dell'estate che ormai sa di Settembre. (del 1/9/2006)
- La mia cucina odora di autunno, mentre i cigolii degli sportelli della credenza mi ricordano dei suoi anni. Nel pavimento foglie di quercia vagano spinte dal vento cercando di sfuggire alla mia cattura, e sul fuoco nel calderone arroventato si mischiano carote, sedano, cipolla per una pozione chiamata brodo. Apro una zucca che ha rubato il colore del sole, ne elimino semi e filamenti e la cuocio dove sfrigola l'olio con gli altri ingredienti. Canto parole magiche mentre aggiungo un bel mestolo della pozione che bolle nel calderone... carote, sedano e cipolla, ... canto ancora mentre verso quei cubetti arancioni e li schiaccio, mentre si ammorbidiscono, come i pensieri. Libero i funghi dal terriccio ruvido e opprimente come la tristezza, e li affetto in lamelle di sorrisi. Olio, prezzemolo e scalogno saltano in una padella insieme ai sorrisi che sanno di bosco, prima che si tuffino nella pentola dove la purea di zucca ha già abbracciato il riso. Ancora altri mestoli di pozione del calderone... carota, sedano e cipolla... tutto si fonde e si trasforma in un canto caldo di gioia, su cui far piovere una pioggia di prezzemolo e una nevicata di formaggio come preludio di un bianco inverno. Nella cucina di Niviane un cestino di mele adorna il tavolo su cui poggiano piatti colorati che ospiteranno quella fumante magia culinaria che attende vicino al fuoco il momento dell'apprezzamento da parte di invitati alla cena. Un bicchiere di novello, rubino nettare d'uva, accompagnerà le caldarroste che si stanno aprendo svelando ognuna un messaggio del cuore, arrostendo in un braciere esterno appoggiato vicino alla scopa di salice e saggina che origlia dietro alla porta. (del 14/10/2006)
- Vorresti dirmi che non c'è profumo di resina di abete qui? Che non ci sono i frammenti di cristallo nelle pareti della mia casa? Che non esiste un bosco incantato con fate e gnomi dietro la porta? Eppure il confine tra l'incanto e le Terre di Fuori è sottile, sono interdipendenti, Effettivamente però gli abitanti di quei luoghi che gli gnomi chiamano "croste di asfalto e cemento" stanno prendendo le distanze dai mondi della natura, e così sembra sempre più impossibile che essi esistano, tanto che anche i sogni, quando arrivano alle Terre di Fuori, non riescono ad entrare e cadono nel mare come la pioggia. Così i sogni nascono e precipitano di continuo, sbattendo su muri di cemento umani. Sembra che l'unica cura sia la voglia di essere allegri contenuta in un intramontabile animo di bambina. (del 6/12/2006)
- I petali danzano al vento, i semi si risvegliano silenziosamente dal loro sonno nascosti nella terra. Sentire la primavera nell'aria che profuma di pioggia, sentirla nel sapore di una fresca macedonia di frutta, nel cinguettio festoso degli uccelli, nel tepore del sole, nella grandine, nell'odore di erba, nel gelato alla fragola, nei petali di una margherita. Attendere il ritorno delle rondini. E' il momento di dare spazio ai sogni, ma in un sussurro segreto, riservato. E' il momento di lasciar andare le zavorre come nuvole trascinate dal vento, e di sorridere in faccia al sole. (del 20/3/2007)
- La verità è nell'esperienza, non è una nozione, non è un'opinione. Ha infinite facce, nel volto di una fanciulla e nelle rughe di chi ha ormai la giovinezza lontana. E' il covone e il grano, è il torrente che si placa nel lago. La verità è un abito bianco o nero, poichè il bianco contiene tutti i colori e il nero non ne contiene nessuno. Essa sgorga come l'acqua ma per berla bisogna fare con le proprie mani una coppa. Essa non è mai nascosta: ora, nel prato dietro casa, ha l'aspetto della lavanda che fa capolino piena di vita. (del 2/4/2007)
- La mia penna non scrive più: si è trasformata in un volo di uccelli migratori. Scrive su fogli bianchi e senza righe, perchè non vuole seguirle, ne tracciarle. La mia penna vuole disegnare le lettere tutte storte e le parole oblique, non vuole andare dritta, non rispetta le distanze tra le lettere e non accetta che in una stessa parola siano tutte della stessa grandezza. La mia penna non vuole costringere la vita su parole ordinate, vuole farne un fulmine zigzagante per il cielo. Preferisce seguire i movimenti ondulatori del lago, i profili disordinati delle nubi, i disegni che si allargano in ogni direzione degli storni, l'intreccio confuso dei rami e le pieghe della corteccia. La mia penna vuole seguire la trama della tela, assecondare il moto rotondo dell'Universo. Il libro della mia vita non è rilegato. Il quadro della mia vita non ha una cornice. (del 5/11/2007
- Un mio amico dice che ho 2500 anni portati bene. Sono una persona all'antica.
In Emain Ablach non ci sono discoteche, ma alle fate piace danzare. La festa si svolge nella radura nel bosco e per l'occasione sono venuti dei nobili signori, ma qui tra le nebbie la nobiltà è una cosa dell'animo, è uno sguardo limpido, una voce gentile. Le dame dell'isola sono avvolte in abiti leggeri ed eterei sotto strati di veli di argentea nebbia, decorati con gocce di fonte e fiori di campo. Bodran, violini, flauti di pan, cornamuse, arpe e chitarre creano la magia mentre mani si toccano e sguardi esprimono gioia e complicità, stabilendo una sintonia che si manifesta nella danza.
La sento quella danza, anche dal mio balcone nelle Terre di Fuori, da dove però osservo un tizio con i jeans a bracalone e le mutande che escono di fuori mentre parcheggia nervosamente il motorino. Ha l'aria di chi è tornato da uno di quei luoghi assordanti dove la gente si dimena in solitudine con gli occhi appannati cercando disperatamente di esibire se stesso. Ebbene sì: sono fuori moda. Ma faccio finta di no. Un giorno vorrei capire come ha fatto quel mio amico a scoprire che ho 2500 anni. (del 15/3/2008)
- Non sono un libro aperto. I miei sentimenti li affido al Mare, li lascio sopra un'onda e poi la osservo mentre li trascina via. Il Mare li prende in custodia sul fondo, come faceva per i tesori delle navi pirata. Solo Lui oltre me li conosce.
I miei pensieri li affido al Vento, perchè li porti a nord-est, e li sussurri alle montagne e ai ghiacci, sibilando tra valli gelide o fiorite, ed egli li recapita puntualmente aiutato dalle nubi, depositandoli dentro fiocchi di neve sulle vette, lasciandoli vivi seppur segreti e silenziosi abbracciati ai ghiacci. Solo il Vento oltre me ne conosce la trama.
I miei tumulti li affido alla Terra, che li riceve dalle mie mani e se ne fa carico come una madre con la figlia, li nasconde sotto la sabbbia o sotto fili d'erba affinchè non siano visibili e con l'aiuto dei signori del Sidhe li trasforma in leggerezza. Solo la Terra, oltre me, conosce il linguaggio blu delle mie mani.
Tutto quanto mi viene dato o tolto lo racconto al Sole, il quale rende più radiosa la gioia e smorza le ombre dolorose trascinandole con se al tramonto, mentre la Luna è il ricettacolo di tutti i miei sogni che essa cela sotto il manto stellato della notte. Solo Lei oltre me li custodisce gelosamente.
A volte cerco il conforto e la saggezza dell'Albero, magari protetta tra le fronde di una Quercia, accolta tra le sue radici scoperte.
NON sono un libro aperto.... se non per chi sa guardare nella profondità del Mare, ascoltare il sussurro del Vento, percepire il respiro della Terra, inseguire il tramonto e svelare la notte guidato dalla luce lunare. Il mio diario segreto è in tutto questo, a trascriverlo ci pensano le farfalle, c'è scritto ogni cosa di me, ed è custodito dietro la corteccia di quell'Albero che ne riceve le pagine dal Cielo e dalla Terra. (del 31/3/2008)
- La Regina dell'Estate vestita di raggi di sole si annuncia nei merli che cantano gorgheggiando dal Melo argentato... o dal pino sotto casa nelle Terre di Fuori. Avalon è tra cielo e terra, oltre la nona onda del mare sotto la Corona Boreale, ma è anche nel prato di margheritine che ho calpestato ieri, nel laghetto che ho visto una settimana fa, nelle melodie estive dei passerotti sul balcone. E' un riflesso della mente, un'immagine romantica e meravigliosa, o un paesaggio concreto di terra e roccia, una collina di ciliegi, un campo di girasoli nella campagna toscana. Avalon nutre la mente ma solo per chi sa percepire il tintinnio del Ramo d'Argento e risponde al suo richiamo. E' nel sentire, è in un sentiero che sale sul Tor, o in quello nel parco alberato vicino casa. Avalon è nella magia della Luna anche quando non la si vede, perchè è invisibile, eppure può diventare visibile in natura: basta guardare, osservare, annusare. Avalon è nella barca che conduce oltre le nebbie, ed è anche in una voce amica, o nel raggio di sole che irrompe nel balcone, che fa brillare il mare, che accarezza la terra scaldando i suoi frutti in estate. D'altronde Avalon è la Terra dell'Estate. Ma è anche nella neve bianca che copre d'incanto la natura. Avalon non si nega a chi lo cerca, poichè basta saper vedere la meraviglia che ci circonda anche nelle Terre di Fuori. Ora, in estate, Avalon è nel mazzetto d'iperico, nella ruta, nel rosmarino, nell'artemisia, nella rugiada. Ed io voglio un nastro di seta per i capelli, un telo da spiaggia con i pesci disegnati, un vestitino leggero e svolazzante, una lanterna accesa che illumina un tavolo apparecchiato per la cena sul terrazzo mentre cantano i grilli e sembrano andare a tempo con lo scintillio delle stelle. (del 28/5/2008)
- E' nel silenzioso e inviolabile segreto che risplende libera la bellezza animica e sui suoi margini di quel mondo che la custodisce calano nebbie d'argento a preservarla da sguardi profani. (del 18/6/2010)
- Avrei potuto raccontare di come un lago disteso al sole sembri un cielo ricamato di stelle, scrollato vigorosamente dal vento per ripulirlo dai piccoli petali che si sono poggiati sulle sue limpide acque. Mi chiedo però a che serve creare un sogno, ma soprattutto se questo è il genere di sogni che qualcuno vorrebbe fare al giorno d'oggi. D'altronde io ho 2500 anni di età. Potrei continuare a tenere sollevate le nebbie quel tanto che basta per mostrare il labile e indefinito confine con le Terre dell'Estate. D'altronde un prato di margherite sembra uguale sia di qua che di la, non c'è nessun muretto di delimitazione, nessun segno per terra, solo qualche nastro di nebbia fine. Ma a chi potrebbe interessare vedere il sentiero costeggiato di meli che sale sulla collina? E anche se qualcuno per sbaglio vi si trovasse sopra, si accorgerebbe che al posto del brecciolino ci sono schegge d'argento e porporina, che sopra i meli non c'è semplice rugiada ma cristallo? Mi chiedo se ne sentirebbero il profumo, ma soprattutto, se gli interessa sentirlo. Potrei accennare ad un guado misterioso, di la del quale si possono fare incontri speciali con animali parlanti o entità luminose che intrecciano nastri colorati intorno al palo di Maggio. C'è da qualche parte un cuore che vuole sentire il suono dei bodran e la voce del cigno? Mi chiedo se abbia un senso aprire un varco per la festa e lasciare un posto intorno al fuoco a coloro che preferiscono sostare al banco del croccante e dello zucchero filato. Potrei mostrare l'aquila che vola dove corre il lupo, il giovane cervo che gioca con la bianca cerva, l'impronta di un volto di fiori e le tracce degli zoccoli della bianca giumenta. Che senso ha dissolvere le nebbie di fronte a tutto ciò se tanto coloro che conoscono e fatto tintinnare il Ramo d'Argento conoscono già la strada e la trovano da se? Mi chiedo se a qualcuno degli altri interessa ascoltare il suono di quel Ramo come un'arpa che vibra nel cuore, lasciandosi andare al sonno e trasportare nel sogno di Avalon. Potrei narrare di un mondo di armonia, dove non c'è dominio. dove ogni essere è ritentuto importante e intelligente, dove niente è inferiore a chi veste fattezze umane, ma così facendo potrei intaccare la consolazione che da all'uomo l'idea di poter decidere le sorti degli altri esseri viventi della natura decidendo in merito a vita o morte, prigionia o libertà, subordinazione o rispetto. Mi chiedo chi porterebbe un dono alla quercia quando tutti pensano di essere in un parco giochi. Forse potrei descrivere il sole impresso in un fiore d'iperico, l'oro nel grano, il raccolto nel calderone di abbondanza, i cerchi di eternità. Ma a qualcuno interessa conoscere dove porta la nona onda che si muove dolce sotto l'orizzonte? Ma soprattutto perchè qualcuno dovrebbe ascoltare se non può trarne alcun giovamento materiale? Avalon non è per tutti. Credo ci sia un momento in cui il ponte deve essere chiuso, i remi tirati in barca, affinchè il segreto non sia mai violato. (del 12/3/2009)
- Strega? Fata? Sacerdotessa? Non c'è differenza. Morgana era tutte e tre le cose. La Strega è una Fata incarnata, la Sacerdotessa ne è la sublimazione spirituale. E' un tutt'uno, e deve essere nel "core", al centro di sè. E' uno stato d'essere, non qualcosa da fare. Non è un lavoro, è armonia. Non è un titolo, ma un'attitudine. Non è “l’agire come”, non è abiti lunghi e scintillanti, corone di fiori sulla testa, suggestioni, diete speciali, cappelli a punta, scope, ideali, politica e rituali. É stare nel flusso della vita ascoltando la voce dell'anima e in connessione profonda, interiore, istintiva, naturale, spontanea con la vita, la Terra, il mondo della Natura, con la Grande Madre che genera, sostiene e alimenta la vita, con il suo canto. Per tutto ciò non servono titoli, serve ascolto.
Ad un certo punto del mio cammino ho deciso di recidere il cordone che cercava di recintarmi in vie e sentieri tracciati da altri o con altri. Si trattava delle loro vie, non idonee per gli altri. Si trattava delle loro visioni, giuste per loro ma prive di fondamento per chiunque altro. Arriva sempre il momento in cui bisogna procedere da soli, svuotarsi degli schemi, dei convincimenti privi di concretezza, e in quel vuoto lasciare che c'entri l'anima. Il vuoto vero non esiste, c’é sempre qualcosa che lo riempie, sta a noi verificare che sia sostanza luminosa, anche se impalpabile, e non aria sporca e fuligginosa. Con il cuore grato per le esperienze fatte e verso molte di quelle persone conosciute durante quei periodi, ad un certo punto bisogna riprendere il proprio sentiero, e costruire intorno a sè uno spazio sacro di verità che parla di sè, e nel quale nessuno può più entrare a portare le sue suggestioni e il suo rumore. Troppo rumore. Troppo clamore. E' il momento del vero spirito, e in esso c'è luce, pace, silenzio. La spiritualità non può essere quello che talvolta ho visto intorno a me: materialità, business, esibizionismo, ricerca di adepti, vemdita di aria fritta, coercizione, persuasione, fino alla mediocrità, fino a far diventare tutto nauseabondo, maleodorante, soffocante, edulcorato, meschino. La spiritualità è dialogo con l'anima, la propria e quella del mondo. Ognuno a suo modo, perchè ogni anima è diversa dalle altre. Bisogna tornare ad essere nessuno per fare spazio all'anima, che invece fatica a farsi sentire in quel clamore di mille influenze, in quel rumore di troppe voci in cerca di affermazione. Io ho l’abitudine di non stare mai totalmente dentro un percorso di gruppo, ho sempre un piede fuori dalla porta, pronta ad andarmene via se percepisco situazioni tossiche o quando non posso più dare niente, se mi sento di troppo (cosa frequente data la mia sincerità e la mia ottima capacità di discernimento), oppure se non c’é più alcunché da apprendere. Ora sento che é il momento di camminare sempre da sola e per la MIA unica via, senza interferenze, e se per un attimo mi guardo indietro non vedo rovine, poiché ogni esperienza insegna qualcosa, e quello che non resta, che non é insegnamento, che non ci appartiene, si dissolve come nebbia quando esce il sole. Ho visto tante persone cambiare in peggio, diventare ombre in cerca di approvazione, musicisti di sviolinate verso chi si poneva sotto al riflettore ma di note aspre e stonate verso vecchi amici ormai inutili ai loro scopi. Non ho nulla contro queste scelte, e auguro ad esse/i di trovare ció che cercano. Ad ognuno le proprie scelte, gli auguro di non perdere se stessi. La mia scelta é sempre stata quella di allontanarmi da certe ombre e dalle persone che se ne vestivano. Per mia fortuna a me é sempre interessata la mia approvazione, il perseguire ció che mi fa sentire integra, salda, che mi fa sentire ME, e che preserva l’amore nel cuore
Diceva Gesù "ama il prossimo tuo come te stesso", il che implica che bisogna saper amare se stessi per avere amore verso tutto il resto intorno a noi, e bisogna saper calcare il proprio unico sentiero, da soli, liberi e veri. Lontani dal clamore, ma stando dentro il battito del proprio cuore e mano nella mano con lo Spirito Santo e Sacro del mondo, con l'anima della vita globale. Io ho tagliato via, piano piano, tutto quello che avevo accolto ma che mio non lo era, bensì era la visione di altri. Solo con i piedi liberi si può danzare nel vento.
Avalon, la mia Avalon, insegna a ritrovare armonia con la natura e i suoi cicli: ed ecco che le divinità non sono più idoli ed entità come vedevo essere per altri, ma tornano ad essere ciò che ho sempre pensato fossero, ovvero simboli, archetipi, personaggi creati ed utilizzatii dagli arcaici popoli per creare una mitologia che raccontasse (metaforicamente) in realtà le forze che operano in natura e che sono la natura, secondo quello che era il modo che essi avevano di percepirla e di viverla. Non sono religione, sono tracce ispirative. La Ruota dell'Anno non è un recinto, è una mappa da usare solo quando ci si perde, ma non ha sentieri predefiniti. Quello che conta è il presente, che muta continuamente, cambia sempre, e può capitare che sia sciocco parlare di inverno quando ancora non si è affermato bene nemmeno l'autunno. Questo può rendere difficile quell'armonia, che invece si verifica solo stando con consapevolezza nel tempo presente per come è.
Ho scelto di tornare nel mio antro, nel mio spazio creativo, nella mia verità, lasciando che l'armonia fosse libera di pervadermi. Ho chiuso fuori il rumore, il clamore. Ho chiuso fuori il vociare, le tante parole prive di concretezza, e soprattutto l’eventuale gioco altrui che vuole riconoscimento e non accetta di non essere totalmente accolto, apprezzato, adorato e “fidelizzato”. Ho riaperto il varco del mio unico sentiero e dopo averlo oltrepassato l’ho richiuso dietro di me, ho attraversato il ponte che va oltre, dopodiché l’ho abbattuto: il mio percorso lo tengo per me, perchè condividerlo significherebbe riaprire una finestra su quel ruomore e dargli spazio per entrare.
Io guardo a ció che é bellezza, che è luminoso, che é nutrimento, e cerco ció che é vero.
Ho ripreso i mei libri di erbe, le mie passeggiate nei boschi ad osservarne il vivo pulsare, i cammini in quota, vicino al cielo, le corse tra le onde del mare, e dopo tutto questo, dopo aver fatto il pieno di bellezza e di intesa con la natura, mi piace tornare nel mio caldo nido, al calar del sole, e trattenere in me quella meraviglia che fa vibrare l'anima, magari con una buona tazza di infuso caldo e corroborante. (dal blog "Ramiradici", del 18/10/2018)
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- Immagine in alto, montaggio mio di foto scattate da me e immagini del web, di cui non era indicato il nome degli autori, che erano header di un mio vecchio blog aperto su Splinder più di sedici anni fa e chiuso nel 2011 per l'imminente chiusura del server.
- "Il Gabbiano Jonathan Livingstone" di Richard Bach, Ed. BUR (Biblioteca Universitaria Rizzoli), nuova edizione con capitolo nuovo finale.
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Testo di Niviane. Vietato copiare o utilizzare il contenuto di questo post o parti di esso senza aver ricevuto il consenso esplicito e scritto dell'autrice
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