domenica 31 maggio 2020

Kildare


Si può dire che Brigid è la Dea più importante e diffusa del pantheon celtico. Per questo ho voluto rispolverare queste immagini scattate anni fa quando andai a fare un bellissimo tour dell'Irlanda. Il luogo di queste foto si chiama Kildare (o "Cill Dara" che significa "chiesa/tempio della quercia"). Si trova nella contea omonima (parlare di "contea" mi fa tanto Signore degli Anelli), nella provincia di Leinster, parte dello stato dell'Eire. Proprio in questo luogo, in epoca precristiana, sorgeva un Tempio dedicato alla Dea Brigid, Signora del Fuoco Vitale e delle Sorgenti Curative. In questo tempio veniva custodito perennemente un fuoco acceso, come per la Dea Vesta a Roma, e le custodi erano le sue Sacerdotesse. All'interno della cattedrale che è sorta in prossimità dei resti del Tempio, e che accoglieva eccezionalmente sia monaci che suore, si trova una bellissima Cross Bride. Oggi tutto il luogo è dedicato a Santa Brigida, una suora badessa, fondatrice del Monastero. Le viene attribuita una vita leggendaria, costellata di eventi soprannaturali, e divenne la personificazione vivente della Dea Brigid prendendone il posto nel cuore dei fedeli. E' qui accanto che acquistai la mia Cross Bride e un ciondolino celtico. 




Poco distante, a qualche Km dalla cittadina, immerso nella campagna, si trova "Brigid's Well", il luogo dove sgorgano le acque della sorgente dedicata a Brigid, ritenute sacre e curative, e dove ancora oggi la gente va a bagnarsi per ricevere le benedizioni della Dea e Santa. E' un luogo di preghiere e offerte, circondato di verde, silenzioso e curato.





In questa cartina, fotografata lì a Kildare, (non ricordo esattamente in quale struttura), è rappresentata in blu scuro la zona celtica del passato, e come possiamo vedere la Dea celtica Brigid/Bride/Brigantia/Belisama  era anche un pò nostra. 




-  Immagini di ©Niviane

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giovedì 21 maggio 2020

Canto ad Avalon


CANTO AD AVALON
(©Niviane - vietato copiarlo, prenderlo o usarlo in qualsiasi modo)

Avalon è un luogo del cuore,
l'Isola Sacra 
che si materializza nel sentire e nel vivere.
Si mostra ogni mattina,
al mio risveglio,
è una visione vivida nella mente,
e da Lei ricevo quel fremito di energia
che sostiene la mia forza e le mie azioni.
Vedo aprirsi le nebbie
 generate dall’oblio nelle Ere del Tempo,
che scivolano sulle sue acque calme,
e si sollevano,
 scoprendo la Sacra Collina
inondata dalla tiepida luce dell’alba.
Il mio cuore sorride,
il mio sguardo si apre alla bellezza,
i miei piedi poggiano sull’erba umida
 coperta di rugiada,
e la fresca brezza è così leggera
che riesce appena a far cantare le fronde.
Osservo il cigno nuotare silenzioso
sulle acque calme del lago.
Un’aquila vola alta
ad accogliere il sole,
e il gorgoglio cristallino di una sorgente
fa breccia nella silenziosa quiete del mattino,
mentre il cervo,
con i suoi grandi palchi,
mi scruta altero da un fitto bosco.
In piedi,
protesa verso quella lucente bellezza,
le dita lievi del vento tra i capelli,
le bianche guance imporporate di rosa,
sento il richiamo di quell’Isola Sacra,
quel canto flebile e melodioso
che oltrepassa i mondi
per arrivare al nostalgico cuore
di chi può ancora sentirlo,
nonostante questa realtà 
ne abbia smarrito il ricordo.
Un dubbio si insinua come un’ombra,
una domanda senza risposta:
PERCHE’ SIAMO QUI,
noi, Figlie di Avalon e delle Arcaiche vie,
viaggiatrici spesso solitarie
in questa società moderna e terrena......?!
Avalon è la dimora dello spirito,
è il luogo dove conduco i miei passi,
benedetta e guidata dalla Sua luce,
nutrita dal nettare dei Suoi frutti,
accudita dalla Sua Energia,
 e dove l’anima torna
a dissetarsi alle Sue Sacre Fonti,
a sfamarsi con le Sue mele succose,
poiché Avalon è un luogo materno e nutriente
radicato nella Sorgente Divina del creato,
ed è parte di ogni Sua Figlia,
tutte ancorate all’Isola Sacra
 da un raggio argenteo
fatto di sostanza eterea e impalpabile,
che non limita, non lega,
ma è la corda a cui aggrapparsi
quando si teme di cadere
o di aver perso la via.
E’ nella forgia del grembo di Avalon
che ha preso vita il mio essere.
La sento nel respiro, nel sangue, nelle ossa,
nell’acqua che fluisce con le mie emozioni,
nella terra che sostiene il mio corpo,
nell’aria che alimenta la mia visione,
nel fuoco che accende la mia volontà,
nell’Universo infinito,
dove si espande la mia natura incorporea.
E’ la mia custode,
maestra, ispirazione, guida,
culla, rifugio, spirito,
consapevolezza, insegnamento.
Mi avvolge nel suo incanto,
mi spinge amorevolmente
oltre il velo dei condizionamenti,
mettendomi severamente di fronte
alla realtà di me stessa,
rivelando le mie fragilità
e i limiti posti dalla mia umanità,
scoprendo luci ed ombre
che giacciono evidenti nella mente
o invisibilmente celate nell’inconscio,
e mi guarisce,
poiché Avalon è guarigione.
Come una lanterna splendente ed eterna,
mi mostra la direzione
che conduce oltre l’ingannevole velo
che maschera le sue sponde cristalline,
e mi accompagna nella Sua inviolabile bellezza,
tra il profumo dei meli in fiore,
i cui rami danzano al vento
nel cinguettio di uccelli magici,
capaci di risvegliare i morti
e addormentare i vivi.
Avalon apre sempre le nebbie alle Sue Figlie.
Ci guida al di là della nona onda,
e, appena sbarcate,
aspetta che scegliamo se restare lì 
a godere del frutteto,
oppure se vogliamo continuare il nostro Immram
e salire sulla Sacra Collina,
ad incontrare noi stesse.
Se accettiamo il nostro sentiero,
Avalon ne apre uno specifico per noi,
e noi lo costruiamo insieme a Lei,
percorrendolo,
tessendolo passo dopo passo,
intrecciandolo con le Sue leggi naturali,
le Sue stagioni,
i Suoi cicli.
Ogni Figlia di Avalon ha una sua via da plasmare,
unica, irripetibile,
una tra migliaia,
perché migliaia sono le Sue Figlie,
ogni via è l’espressione di sé,
Nessun’altro può percorrerla,
né possiamo percorrere il sentiero di un altro,
o pretendere di avere ciò che di Avalon 
non ci viene dato.
Avalon non è terra di Re o Regine,
ma Re e Regine si sono inginocchiati ad Essa,
non è un palcoscenico per attori in cerca di notorietà 
che si contendono la luce del successo,
non si può possedere, soggiogare o dominare,
e non ha maestri che possono insegnarla:
Avalon è libertà.
Le Sue porte sono ovunque o da nessuna parte,
e possono assumere molteplici aspetti,
come mutevoli sono anche le Sue chiavi,
diverse per ognuna di noi.
Ho percorso le silenziose vie a spirale
che conducono ai giardini interiori,
ho scavato, seminato, curato, abbracciato,
ho acceso luci sopra le ombre,
ho lavato via la fuliggine con le acque limpide del Sacro Lago,
ho percorso i sentieri della storia,
della leggenda,
del cuore,
ho coltivato le mie arti, 
i miei talenti, i miei doni,
ho viaggiato tra le pietre ancestrali,
ho tessuto la mia tela e dipinto i miei colori,
ho ascoltato il tintinnio cristallino dei frutti del Sacro Melo,
assopita ogni notte tra le sue radici,
sotto il Ramo d’Argento.
La vedo quando issa l’alba che squarcia la notte,
quando accende la luce della Luna,
sorella delicata e rassicurante,
quando stende colori vivi sui fiori appena sbocciati,
quando scuote le nubi tempestose
e poi semina quiete nella calma che segue il temporale,
Essa è ovunque,
è nelle stelle che si accendono al crepuscolo,
è nella terra umida e feconda di virgulti
dopo le piogge di primavera
ed è il grembo che in autunno
riaccoglie tra le sue zolle il seme maturo.
La sento quando il vento sibila tra le sue ossa rocciose,
nei canti melodiosi che accarezzano l’anima,
nel ronzio dell’ape che si muove operosa,
 nella dolcezza del suo biondo nettare,
nel ruggito dell’onda che si infrange
sulla riva dorata del mare,
nel gelido e ovattato scintillio della neve bianca
di cui l’ Inverno si ammanta.
La abbraccio nelle visioni eteree del cuore,
nell’immensità del Cielo 
e nella Natura di questa dimensione terrena,
Madre Natura, riflesso di Avalon
parte dei suoi indefiniti confini sulla materia,
poiché per le Figlie di Avalon,
per coloro che la cercano solo per sincero amore
e incontenibile senso di profonda appartenenza,
per coloro che recano ancora nel cuore
qualche barlume di memoria dei suoi insegnamenti,
non esistono luoghi limite
che ci separano da Essa:
ETERNAMENTE
siamo sacerdotesse e custodi di questo mondo antico,
veniamo indissolubilmente dal suo grembo,
ne portiamo l’essenza nell’esistenza.
Avalon mi conduce per mano su vie di luce,
su per la collina,
o tra le acque chiare del Sacro Lago,
bagno purificante,
specchio dove riconoscersi,
e scrigno di Excalibur,
mentre noi Figlie,
riunite alla Divina Madre
dai mille nomi e Maria
che li include tutti,
 portiamo il Graal,
coppa di guarigione,
calderone di abbondanza,
recipiente di saggezza e conoscenza,
Sacro Ventre di vita e rigenerazione,
poiché tutti i colori del sacro e del divino
sono sostanza stessa di Avalon,
ogni Sua Figlia è una Sua sfumatura,
una Sua Morgana,
un frammento del suo spirito selvaggio,
una guaritrice dell’anima,
un’artista,
una messaggera che porta ad Avalon le storie del mondo,
e che porta in dono al mondo i semi di luce di Avalon,
 piccoli doni
che richiedono rinuncia
alle proprie rassicuranti zone di confort,
ingannevoli costrutti della mente,
per dirigere invece i propri passi
verso personali sentieri sconosciuti
il cui luminoso incanto,
fatto di Antiche Armonie,
viene rivelato solo a chi li percorre
con coraggio, dedizione, verità, sincerità, leggerezza,
ma soprattutto con amore e fiducia. (©Niviane)

Possono sembrare parole incomprensibili, eppure, se guardi bene nel tuo cuore, puoi trovare un lembo di quelle spiagge lambite dalle nebbie anche tu....  la Magia è ovunque. Prendi una barca e cercala, ma non perdere mai il senso della realtà concreta, o ti perderai tra le nebbieQuesto è il mio saluto di benvenuto. E come si usava un tempo dire: Blessed Be. 

PS: il nome dell'autore della foto è inciso sulla foto stessa, al centro in basso.

Già pubblicato su ex-blog "Ramiradici.blogpsot.com" il 7 Marzo 2018

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martedì 12 maggio 2020

Ma Avalon è il vero nome?

La collina del Tor a Glastonbury


Questa non è una domanda facile, poichè Avalon non è un luogo di questo mondo e quindi è difficile anche stabilirne il vero nome. Lo stesso J.R.R.Tolkien rifiuta il concetto che Avalon appartenga ad un luogo terreno e nel suo libro in prosa "La Caduta di Artù", pubblicato postumo alla sua morte dal figlio Christopher, fa ben intendere che si tratta di un luogo indefinito al di la del mare. Anche la Bradley, nei suoi romanzi del Ciclo di Avalon, colloca l'Isola Sacra in un luogo indefinito al di la del mare e delle nebbie. 

"Una volta, un viaggiatore di buona volontà, con la conoscenza di qualche segreto, poteva spingere la propria barca nel Mare dell'Estate, e arrivare non a Glastonbury, dai monaci, ma all'Isola Sacra di Avalon, giacché all'epoca i cancelli tra i due mondi si confondevano nelle nebbie ed erano sempre aperti per l'uomo saggio e determinato" (parole di Morgana, nel libro "Le Nebbie di Avalon" di M.Z.Bradley)

Il primo ad indicare Glastonbury come l'Isola di Avalon fu Giraldo Cambrense (Giraldus Cambrensis, monaco, scrittore e storico) che parla di Glastonia e per questo molti hanno pensato che si trattasse di Glastonbury, fino a che due ricercatori storici, Steve Blake e Scott Lloyd che hanno scritto "Le Chiavi di Avalon", dimostrarono che in realtà Avalon era più a Nord, nella zona dei Grandi Laghi, e "Glastonia" poteva essere invece un luogo con un nome simile non lontano dal Vallo di Adriano. Secondo varie ipotesi invece, Avalon poteva essere un'isola di fronte alla Cornovaglia, Lyonnesse, sprofondata nel mare, oppure l'Isola di Wight, un pezzo di costa staccato dalla terraferma, che viene associata ad Ynis Witrin ("Isola di vetro") per la sua forma a cristallo, o l'Isola di Man, ritenuta la Emain Ablach dei gaelici e sede del mitologico Manannan Mac Lir. A questi si aggiungono l'Isola di Anglesey/Isola di Mona (o Ynis Mon) e l'Isola di Sena (in Bretagna) in quanto note arcaiche sedi di comunità druidiche e sacerdotali, e l'Ile d'Aval dove, secondo i bretoni, fu portato Artù morente. Sono state individuate anche le penisole che con l'alta marea diventano isole: Mont Saint Michel (Bretagna) e St. Michael"s Mount (Cornovaglia), dove oggi sorgono monasteri dedicati a San  Michele, esattamente come per la torre del Tor di Glastonbury, ovvero i resti di una antica chiesa dedicata all'arcangelo che schiacciò il male. Di solito queste costruzioni cristiane venivano erette sopra importanti luoghi di culti pagani e quindi possibili sedi di arcaici gruppi sacerdotali isolati dal mare e dalle nebbie. A dire il vero, se la si vede così, ogni isolotto della Britannia o della Bretagna potrebbe essere Avalon, alla fine la più gettonata resta Glastonbury, ma la teoria più significativa e credibile è certamente quella che non sia mai stato un luogo terreno bensì il mitologico paradiso dei celti. C'è un angolo sul mare in Cornovaglia chiamato Land's End ("Fine della terra), ritenuto  il più a ovest di tutta la costa, oltre il quale non c'è altra terra. Oso pensare che da lì, guardando il sole tramontare sul mare, gli antichi celti cercassero di intravedere una sagoma sfumata del loro paradiso sospeso in cielo. 

In realtà Avalon giace nei meandri profondi del cuore, nell'attitudine di chi reca in sé un lembo di quella mitologica Terra Sacra, di cui la Natura ne è il riflesso e la materializzazione terrena. Le sue porte si aprono al viandante che possiede sane virtù, che ha lavato via dal suo cuore tutte quelle passioni che nascono dalla mente spaventata e che ha riportato alla luce ciò che era stato celato dall'azione delle Ere. Anche Re Artù ha dovuto compiere un lungo e pericoloso viaggio redentivo sulla sua barca Prydwen, (la leggenda "Priddeu Annwfn" o "The Spoils of Annwfn", viaggio da cui ritorneranno solo in 7, scritto dal bardo Taliesin nel "Llyfr Taliesin" o Libro di Taliesin). Ogni leggenda celtica è la storia di un viaggio iniziatico in cui superare paure, acquisire consapevolezze, rompere catene e accedere al "calderone", definito Graal nel medioevo e trasformato poi nel calderone alchemico. La vita è fatta di tanti grandi o piccoli, a volte anche impercettibili, passaggi iniziatici interiori. La Natura è non solo il luogo dei cancelli, ma anche la Grande Maestra. Avalon è sempre là, oltre la "nona onda", così lontano eppure così vicino: è la grande metafora del viaggio interiore verso l'Anima, per riscoprire la capacità di esperire i propri talenti, di riconoscere i propri doni, di affermare la propria autenticità, di migliorarci, di realizzarci, di andare oltre le nostre ombre, di realizzare azioni concrete. 
I luoghi della leggenda e dei nostri ancestrali antenati possono essere visti come "porte" di Avalon, esattamente come gli antichi e silenziosi cerchi di pietre, le rive del mare che guardano a Nord Ovest o quei luoghi di natura che sono protetti e intatti, ma prima di tutto, per trovare Avalon, bisogna ascoltare il cuore. 
Ciò non toglie che visitare certi luoghi leggendari è una esperienza straordinaria, e ci permette di portare luce agli aspetti più antichi della nostra anima o a quelle situazioni in cui essa si è formata, poichè in quei luoghi torniamo alla radice dei tempi. 

E allora possiamo identificare il vero nome di Avalon almeno dalle leggende? Ebbene no, non possiamo. Difatti, leggendo i miti si evince che Avalon era una sorta di altromondo luminoso in cui andavano i coraggiosi e i beati, ma nelle varie leggende le terre di altromondo hanno nomi diversi in narrazioni diverse. 
Quello che sappiamo è che Avalon è un termine relativamente moderno, che nasce da altri nomi di origine gaelica e che stavano a significare Isola delle Mele.
Ora metterò qui una lista di nomi che ho trovato durante le mie ricerche nel web e nelle leggende celtiche britanniche - irlandesi e con i quali è indicato questa sorta di paradiso dei celti:
Avalon
Albion
Avilion
Aballava
Emain Ablach (Fortezza dei Meleti)
Ynis Afallach (Isola delle Mele)
Emania (Terra della Luna)
Ynis Witrin o Yinis Wydr (Isola di Cristallo, dove sorge Ty-Gwydrin, ovvero la dimora di vetro)
Tir na mBan (Terra delle Donne)
Tir na nOg o Tir nan Oge (Terra della Giovinezza, Terra dell'Estate)
Tir na mBeo (Terra della Vita)
Tir na Moe (Terra della Pace)
Ti Tairngiri (Terra Promessa)
Annwyn o Annwn (Altromondo sotterraneo dove è custodito il Calderone della Rinascita)
Regno di Midhe (Terra di Mezzo)
Regno del Sidh o Sidhe (Terra ultraterrena ma sotterranea)
Mag Meld (Pianura del Piacere)
Mag Mor (Grande Pianura)
Insula Pomorum (Isola delle Mele indicata da G.De Monmouth)
Tor Eressea e relativo porto di Avallonia (dal Signore degli Anelli di Tolkien)

Tutti questi nomi ci fanno bene intendere che Avalon era costituito dal mare (isola), dal cielo (Estate, Luna), dalla "terra", soprattutto ad indicare "luogo", ma anche pianure e mondi sotterranei. E un luogo della luce vitale di cui ho già parlato, ( qui ). È una "Terra di Mezzo" non raggiungibile in nessun modo terreno eppure presente in ogni aspetto della realtà naturale, o forse, meglio ancora, ogni aspetto della realtà naturale ha in se le chiavi per accedere alle Luci di Avalon che risplendono "oltre la nona onda del mare" al di là di ogni orizzonte. 

"Nei racconti celtici iniziatici verso l'Altromondo, l'eroe prescelto riceveva la visita di una Dea che recava un ramo di melo. Con le sue foglie e i suoi fiori perfetti come gioielli, quel ramo parlava  di una realtà diversa e più vasta, un luogo oltre il tempo e l'entropia, dove l'inverno non comportava la perdita dei fiori, dove la fonte di tutta la bellezza del nostro mondo durava in eterno. Incantato dalla fragranza dei fiori e dalla melodia selvatica del canto di colei che gli aveva fatto visita, l'eroe - Connla, o Bran Mac Febhail - comprendeva di essere chiamato a trovare il desiderio del suo cuore. Ma la via era pericolosa e non poteva essere percorsa senza sforzo. C'erano ad attenderlo trappole,  tentazioni e illusioni che potevano sviarlo dal suo sentiero per portarlo alla distruzione. E la terra verso cui viaggiava era sotto molti aspetti diversa da tutto ciò che egli avesse mai incontrato: una terra di donne, in cui l'intuizione diretta era la più importante dell'analisi; un paese marino che cambiava costantemente senza per questo perdere nulla di sé. Ma l'eroe perseverava e infine giungeva alla Terra dell'Eterna Giovinezza, la Pianura del Miele, il Luogo della Vita. Là, sull'isola che si regge su quattro piedi di bronzo oltre il bastione di fuoco, sotto l'incantesimo del canto senza fine, egli trovava il Banchetto dell'Altromondo, il centro di pace e felicità definitive, presieduto da Manannàn Mac Lir. E allora, se non era ancora tempo, che si distaccasse dalla sua vita terrena, egli tornava rafforzato dal ricordo della Terra delle Mele, a una partecipazione più piena nel mondo della sua tribù. Ti offriamo un ramo di melo [...] (nb. il viaggio) sarà anche periglioso, con ampie occasioni di scoraggiamento; ma chi cerca con coraggio e occhio nitido giungerà infine a Emain Ablach, ad Afallon." (da "Il tempo dei celti" di Alexei Kondratiev, Ed. Urra )

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- Foto del "Tor" di ©Niviane

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