Glastonbury Tor |
Secondo alcune cronache medioevali, Glastonbury è l'antica "Avalon". Come hanno dimostrato Steve Blake e Scott Lloyd dalle loro ricerche, riportate nel loro libro "Le Chiavi di Avalon", dopo essere andati a vedere numerosi documenti antichi per capire da dove Geoffrey de Monmouth (1100 circa-1155) poteva avere preso il materiale per il suo Historia Regum Britanniae (che sembra ispirato alle opere di Nennio vissuto nel 700 e morto l'anno 809), quelle cronache erano falsate, mentre lo studioso Roger Sherman Loomis, nella sua opera del 1963, le ha ritenute "una delle frodi più sfacciate e di maggior successo". Questa e le opere di "cronisti" successivi erano difatti operazioni politiche commissionate a tali scrittori da Re bretoni, come ad esempio Enrico II, Re facente parte della stirpe dei Plantageneti provenienti dalla Francia, che nulla avevano a che fare con il Galles sul quale però volevano vantare dei diritti. Così si crearono una bella parentela con tale "Re Artù", che fecero ritrovare falsamente (nessuno ha mai visto le salme) sepolto con Ginevra nei giardini dell'Abbazia di Glastonbury e cambiarono la topografia delle vicende arturiane giocando con le somiglianze tra i veri nomi dei luoghi e quelli indicati da loro, edulcorando così tutta la possibile verità sulla vicenda. Da quel momento per molti Avalon e Glastonbury sono la stessa cosa, e probabilmente per una notevole operazione turistica-commerciale tutt'oggi la gente di Glastonbury afferma di vivere ad Avalon. A dire il vero, Goffredo non cita esplicitamente Glastonbury, ma il primo a farlo fu Giraldo Cambrense (1146-1223), un religioso, autore, fra le altre cose, anche di opere storiche e geografiche. Giraldo parla di "Glastonia" e l'associa alla "Insula Avallonia", derivata dal britannico "Inis Avallon", che Goffredo de Monmouth chiamava "insula pomorum" (isola delle mele). Sono molto complesse le numerose disquisizioni se Glastonbury abbia o no un vero legame con Avalon, e ormai gli studiosi sono quasi tutti d'accordo per il "no".
In realtà, nelle antiche leggende, Avalon (nome moderno di Emain Ablach, Ynis Afallach, Ynis Witrin, Tir na nOg ecc..... ovvero l'altromondo celtico) si trovava in un luogo irraggiungibile da vivi, a cui era possibile arrivare solo dopo un pericolosissimo viaggio per mare verso l'ignoto, veleggiando verso Nord-Ovest. In questa Terra delle Mele giungevano solo coloro che ne erano degni, e Re Artù ferito e morente fu portato lì da Morgana che avrebbe potuto guarire le sue ferite. Tutti gli altri perivano persi tra le nebbie e impatanati nelle paludi.
Secondo una leggenda più cristiana, ad Avalon giunse Giuseppe di Arimatea con il Graal, inteso come la coppa dove fu raccolto il sangue di Cristo, e a detta di Dion Fortune nel suo libro "Avalon", tale sacra coppa fu deposta all'interno della collina del Tor, rendendo quel territorio luogo sacro di misticismo e guarigioni.
Ovviamente "Avalon" è la grande metafora di un viaggio alla ricerca di se stessi.
Detto questo solo per onor di cronaca, oggi a Glastonbury esiste un Tempio della Dea (Goddess Temple) che è il primo tempio dedicato al divino femminile riconosciuto legalmente da quando gli antichi templi furono distrutti, e le sue sacerdotesse hanno creato, in modo soprattutto intuitivo, una sorta di "spiritualità di Avalon".
"Ma i misteri devono soprattutto essere percepiti come veri, devono per forza essere comprovati da un libro scritto molti secoli fa, o da qualcosa di dimostrato dalla scienza? Cosa significa quella prova in ogni caso? E' il modo accettato da alcuni che scelgono di interpretare ciò che scelgono di vedere. Io amo la scienza, e sono sempre stata quasi una fanatica della mitologia e dell'archeologia. Ma esse non rappresentanto l'unico modo di connettersi e interpretare il passato. La Dea e la spiritualità sono una via intensamente personale ed empirica di relazionarsi in profondità col Divino. Come dice Oriah Mountain Dreamer: [...] Una scarsità di pensiero metaforico crea una cultura spiritualmente impoverita. Rileggiamo le vecchie favole, e scriviamo le nostre oggi." (da "The Teachings of Rhiannon" di Katinka Soetens, sacerdotessa del Goddess Temple)
Diciamolo: non importa niente se c'era o no Avalon nel passato in quel territorio. Ciò che conta è quello che c'è oggi, e tutti i cuori che vanno lì cercando le energie di quel mondo leggendario alla fine sono essi stessi a portarcelo e a rendere Glastonbury un luogo di connessione tra questo mondo terreno e quello magico ultramondando celato dalle nebbie, tra i cui meli scintillanti di cristallo e rugiada le Nove Morgen, le sorelle citate da Geoffrey de Monmouth, si occupano del Re morente.
Avalon o no, Glastonbury è davvero speciale. La collina del Tor svetta in mezzo ad una spianata e tutto intorno ad essa è scavato un labirinto che sale verso la cima. Percorrere il labirinto è una esperienza mistica.
Alle sue pendici ci sono due fonti sacre, le cui acque sono annoverate fra quelle chiamate "acque di luce" (tipo quelle di Lourdes per intenderci) e sembra che entrino in risonanza con frequenze di luce elevate, per questo le vengono attribuite proprietà curative. (vibrazione 14.5mila bovis ).
Io posso dire solo che dopo che l'ebbi bevuta, ho pianto.
Bassorilievo sul Tor - Brigit e la mucca |
Entrata verso il Tor |
A sinistra dell'entrata del sentiero che porta al Tor, sulla strada, c'è una delle due sorgenti curative e sacre di Glastonbury: la Fonte Bianca, chiamata così per le sue acque calciche che lasciano residui bianchi. Non si possono fare foto all'interno della "cisterna" (le due foto sotto sono esterne), ma è tutto buio, c'è una nicchia dove molti suonano e meditano e una grande vasca con ai lati dee e candele accese. E' incredibilmente suggestivo e di certo favorisce l'interiorizzazione. L'acqua è gelata e l'ambiente freddo e umido. Chi vuole può farci il bagno anche tutto nudo (così dicono i cartelli), ma ovviamente con garbo e senza esibizionismi, data la sacralità del luogo. Io non ho visto nessuno immergersi, ma bagnarsi un po', accendere candele e pregare è una prassi di chiunque entra in questo luogo. Rispetto a quando vi andai 13 anni fa, nel 2018 (l'ultima volta che sono stata a Glastonbury) lo trovai molto cambiato, ancora più affascinante, mistico e intimistico.
Entrata della Fonte Bianca 13 anni fa |
Interno Fonte Bianca nel 2018: foto del Lupacchiotto, che non sa leggere l'inglese, prima che lo avvertissi |
Di là della strada troviamo l'altra fonte: Chalice Well o fonte rossa, dato che le sue acque ferrose tingono tutto di rosso. I giardini sono bellissimi, curatissimi, ed è un luogo di prodondo silenzio e meditazione in cui è assolutamente richiesto rispetto. Anche l'acqua di questa fonte è ritenuta estremamente curativa. Per entrare si paga, ma il biglietto vale per tutto il giorno: si può uscire e poi rientrare quando vogliamo.
Entrata Fonte Rossa - Chalice Well |
Il Pozzo Sacro nei giardini di Chalice Well, con la Vescica Piscis |
Nel Medioevo alcuni monaci affermarono di aver trovato per caso, scavando nei giardini della propria abbazia, la tomba di Re Artù e Ginevra. Nessuno ne ha mai visto i corpi, né i reperti del ritrovamento, ma dato che erano monaci, sono stati creduti. Glastonbury si trovava in un ambiente nebbioso e paludoso (ecco perchè "isola"), e aveva questa strana collina, con i fianchi scolpiti con dei solchi che formano un labirinto. Evidentemente questo luogo è considerato sacro fin dalle epoche preistoriche, il Tor era il grande "altare" cerimoniale di qualche antico culto pagano, e data la presenza del labirinto, spesso associato al grembo femminile, probabilmente questa collina era vista come un grande tumulo che fungeva da porta per le anime di chi moriva e di chi rinasceva, grembo di vita e morte. Salire sul Tor è una esperienza che colpisce il cuore. Durante la salita si abbandona il passato, durante la discesa si guarda al futuro. Lassù, sulla cima, si medita e si ascolta l'anima mentre ci si connette alla Terra e alle energie di questo luogo. Nel sentiero per la cima del Tor ci sono delle panchine, dove fermarsi ad osservare, ascoltare, radicarsi, meditare. Si dice che quando il velo tra i mondi si alza, Gwyn up Nudd, il signore dell'aldilà, esce per raccogliere le anime, con il suo cavallo bianco dagli occhi e le orecchie rosse e una muta di cani. La torre che svetta sulla cima della collina è ciò che resta della chiesa dedicata a San Michele, costruita qui per sventare qualsiasi tentativo di culti pagani, dopo che un incendio la distrusse. La leggenda cristiana narra che Giuseppe di Arimatea, arrivato qui con il Graal, lo seppellì proprio in questa collina.
La Tomba di Artù e Ginevra nei giardini dell'Abbazia di Glastonbury |
I ruderi dell'Abbazia |
Meleto dell'Abbazia |
Passeggiando per Glastonbury ho trovato questa particolare cappella, la St Margaret Chapel. Si visita in pochi minuti, ma vale la pena.
In fondo al paese si trova la collina di Wearyall Hill, nota non solo perché è parte del "corpo della Dea" che è il territorio di Glastonbury, ma perché sopra c'era un biancospino molto speciale: sembra che sia scaturito dal bastone di Giuseppe di Arimatea, che lo piantò su questa collina quando arrivò in questa terra sacra. Il bastone col tempo divenne un albero e, come d'uso, tutti ci appendevano dei nastrini. Purtroppo qualche anno fa dei vandali, in piena notte, lo tagliarono, e questo è ciò che resta di quell'albero leggendario. Il paesaggio è incantevole.
Le odierne e nuove Sacerdotesse della Dea hanno costruito in questo luogo un vero e proprio impero (e business). Questa è la Goddess House, un luogo dove vengono effettuati trattamenti olistici-energetici e dove le sacerdotesse tengono workshop e seminari.
Goddess House |
Qui invece è dove ogni anni si svolge la Goddess Conference, un evento che dura sempre qualche giorno nel periodo dei primi di Agosto.
Goddess Hall |
Entrare qui, nella Glastonbury Experience, passando sulla High Street, è come entrare a Diagon Halley di Harry Potter: ci sono negozietti di erbe per incensi (bellissimo Starchild), di cristalli, di oggetti vari e c'è anche un bar (piuttosto caro) e il negozio del Goddess Temple (Goddess Temple Gift), mentre il tempio è sopra la scaletta che si trova sulla piazzetta. Quando sono arrivata ho incontrato Kathy Jones, la fondatrice (non da sola) di tutto questo. L'avevo incontrata ad un suo workshop qui in Italia, e si è ricordata di avermi già vista. Che memoria! Io invece sono come Dori del cartoon Nemo: ho la memoria di un pesce rosso per la gran parte delle cose. Ad ogni modo, entrare al Tempio (ogni giorno) si è rivelato un profondo momento di pace, meditazione e serenità tutto per me. C'è una buona energia li dentro, musica dolce, ed è stupendo il cerchio delle nove morgane e il nuovo quadro della Dea sull'altare principale perenne.
Goddess Temple |
Glastonbury é' pieno di negozietti singolari, di gente molto hippie, di turismo, ma dopo le nove sembra che sia passato il Dagda ad addormentare tutti con la sua arpa. La prima sera non lo sapevamo, siamo usciti tardi per cercare un ristorante, e siamo rientrati al B&B a pancia vuota. Siamo saliti al Tor ogni giorno al mattino presto (il momento più bello) e al tramonto.
La piazzetta centrale |
Eravamo ospiti di una signora fantastica. Il suo nome era Felicity, e la sera del digiuno forzato ha voluto cucinare per noi. Abbiamo provato a pagargli la cena, ma non c'è stato verso. Si è dimostrata una persona molto dolce e gentile. Ci ha dato una camera deliziosa, con tutti i confort (pure il bidet) e la sua casa era molto accogliente, piena di strane ma bellissime statue adeguatamente illuminate, come in una mostra. I suoi due cani ti vengono subito a fare le feste e lei è molto premurosa. Nel suo "Chindit House" sono stata benissimo, anche se ci ha un po' preoccupato quando siamo arrivati: si era dimenticata della nostra prenotazione. Ma si è scusata in tutti i modi possibili. La notte c'era molto silenzio, ed ho fatto delle dormite fantastiche. La mattina ci preparava una colazione incredibile: pane tostato, burro, marmellate, cornetti (buonissimi e caldi caldi), granole, yogurt, frutta, tè o caffè (quello superallungato che bevono loro: io non prendo caffè nemmeno a casa, ma il Lupacchiotto si è adattato subito). In più la sua casa/B&B si trova a due passi dalla High Street, la strada dello shopping di Glastonbury e del Goddess Temple. Ha un bel giardino, con un albero di gelso enorme e, ovviamente, con un paio di alberelli di mele.
Ovviamente ho voluto portare un po' di Avalon anche a casa, oltre ad un regalino per un'amica (ma qui non c'é): 2 barattolini di favolose erbe per incensi prese da Starchild, un sacchettino di erbe per incenso e la ruota annuale della Dea presi al Goddess Temple, una statuina della Dea della Terra in opalina presa ad un negozietto di cristalli di Glastonbury di cui non ricordo il nome, con un venditore/proprietario che sembrava Babbo Natale e che mi disse "tu sei la Dea!" (credo volesse rimorchiarmi), un quaderno bellissimo col drago preso ad Avebury, un mazzo di tarocchi "Wisdom of Avalon" comprato al Goddess Temple Gift e, un altro, "Stairstream Oracle" preso a Tintagel (che ha bei disegni ma come oracolo è un pochino superficiale, almeno per me, magari più avanti invece lo apprezzerò). Premetto che non predico il futuro. Uso a volte le carte solo per un consiglio dall'Universo. Il Lupacchiotto invece ha riportato i soliti biscottini al burro di cui va pazzo.
- Foto di Niviane©
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