"Stella dei Cieli" di Edward Robert Huges e, accanto, la Via Lattea |
Sono molti i nomi e gli archetipi con cui le culture di tutte le epoche e luoghi hanno celebrato la forza luminosa e vitale dell'Universo.
Uno di questi è Arianrhod, che nella lingua celtica significa "Ruota d'Argento", con probabile allusione alla Luna nei suoi aspetti di piena o in eclissi, ma con più certo riferimento alla costellazione della Corona Boreale, che si trova proprio in cima al suo Castello a Spirale (Caer Arianrhod), il quale parte da un luogo liminale sulla riva del mare alla fine di ogni terra e di ogni mondo, e sale spiraleggiando verso il cielo.
La Corona Boreale è un gruppo di stelle disposte a semicerchio nell'emisfero Nord, che formano una Y il cui vertice è la stella Arturo (ma che caso!), una delle più luminose visibili dalla Terra.
Come dicevano i celti, la creazione della vita e della luce avviene nella silenziosa oscurità della notte, che rappresenta anche quella del grembo di una nebulosa oscura, del grembo della donna, del grembo della Terra, del grembo dell'Universo.
Non è quindi un caso che Arianrhod, questa radiosa regina del cielo incoronata di Stelle, sia la madre di Llew Llaw Giffes, che è l'equivalente gallese dell'irlandese Lugh ovvero "il Sole". Dato che non si può dare vita ad una vita con caratteristiche che non si possiedono, Arianrhod non è solo lunare: lei è la datrice di luce, una forza anche "solare". In fondo, anche Elios è una "stella" come tutti gli altri "Soli" dell'Universo.
Il periodo che oggi corrisponde ai primi di Agosto ma la cui influenza prosegue fino alle porte dell'equinozio di autunno era per i celti il momento della celebrazione di Lugh e di sua madre nella celebre festa chiamata Lughnassad, che troviamo onorata ancora oggi con il nome di Lughnasa a livello locale in qualche paesino sperduto nelle lande delle terre insulari. Era una festa dei raccolti fatti o imminenti, un ringraziamento alla natura con mercatini, giochi, banchetti, fiere.
Arianrhod non è solo la madre del Sole: difatti il mito racconta che generò anche un altro figlio, Dylan, il "mare", ed è proprio sulle rive di quel brodo primordiale da cui nasce tutta la vita che sorge anche il suo Castello "a spirale" che si innalza fino al cielo. Lei è la datrice di vita, che sia nel mare cosmico che in quello acquatico.
Arianrhod è quindi qualcosa di più grande di ciò che il mito potrebbe darci ad intendere, molto più di una maga o di una bellissima incantatrice: lei è la tessitrice, la forza creatrice, la Madre in uno dei suoi nomi archetipici, la legge che regola tutti i cicli delle stagioni e della vita. Difatti "Ruota d'Argento" è associata anche alla Ruota dell'Anno, con i suoi cicli stagionali, naturali, vegetali, meteorologici, astronomici, lunari e...perché no, anche "mestruali".
Questo la rende quindi anche una madre dei raccolti, non tanto intesa come "terra" che genera, nutre, cresce, ma come forze e leggi naturali cosmiche che mantengono in equilibrio i cicli vitali permettendo il momento dell'abbondanza, ma anche a cui tutto torna alla fine di ogni tempo: il raccolto difatti non è che un momento di morte. I frutti, i semi e i chicchi di cerali cadono nella terra, e la natura si avvia verso il sonno invernale (oltretutto il chicco di grano è considerato la forza del nostro radioso astro luminoso materializzata sulla Terra). Il Sole inizia a perdere il suo vigore, ogni giorno la sua luce brilla sempre più brevemente e obliqua, fino ad arrivare al termine di Ottobre quando diventerà il pallido riflesso di se stesso.
Caer Arianrhod è il passaggio (visibile solo con le albe boreali) attraverso il quale la vita scende dal mondo dello spirito per diventare forma e materia, e attraverso il quale risale al mondo dello spirito per rigenerarsi quando perderà la sua forma materiale. E' un Axis Mundi collocato alla fine di tutte le cose nel punto di incontro dei tre reami contemplati nella spiritualità di Avalon: il Regno del Mare, le cui onde smuovono le nostre emozioni, il Regno della Terra, la cui solidità nutre la concretezza fisica, il Regno del Cielo nella cui trama è intessuto lo spirito.
Arianrhod è essenza divina. Niente può esistere ed essere compreso senza di lei, nemmeno il Sole/Llew può brillare e conoscere se stesso senza il suo intervento.
Nel suo mito trascritto nel IV ramo dei Mabinogion intitolato "Math, figlio di Mathonwy", Arianrhod stabilisce che Llew Llaw Giffes non avrà ne un nome, ne armi, ne una donna terrena fino a che non sarà lei stessa a darglieli. Gwydion, suo fratello, glieli estorce con l'inganno facendo di Llew un re, ma non si può andare contro le leggi della Madre: sarà lei stessa, nella forma di Blodeuwedd, a divenire la compagna di Llew, e lo costringerà ad un processo iniziatico di morte e rinascita affinché sia maturo e consapevole per un compito che lo zio aveva a tutti costi voluto consegnargli prima del giusto tempo stabilito da colei che regge le Leggi naturali. Non si deve far brillare il Sole a dicembre.
Ricevere il nome significa divenire consapevoli di chi siamo, ricevere le armi rappresenta la presa di coscienza della nostra forza e del nostro talento, ricevere una compagna significa riunire i due emisferi opposti presenti in ognuno di noi e sancire la sovranità su se stessi.
Nei miti, Arianrhod, alla fine di ogni storia, torna al cielo a sua scelta: nel quarto ramo dei Mabinogion ("Math figlio di Mathonwy") è lei stessa a provocare un'onda di marea che travolge il castello trascinandola via, ed è lei, nelle vesti di Blodeuwedd, a trasformarsi in civetta e volare via appena finito il suo compito iniziatico verso Llew.
Arianrhod o Aranrot è "figlia di Don", ergo, è Don in una sua manifestazione. Don/Dana è la madre degli Dei, la Dea prima di ogni cosa. Non si può andare contro la Grande Energia divina dell'Universo, non si può disobbedire alle sue leggi senza ricevere danno o distruzione.
Sono molti i nomi che gli antichi usavano dare alla Grande Energia per distinguerne ogni sfumatura, e spesso i celti erano soliti rappresentarla con una triplice spirale in intrecci di cui non si vede ne l'inizio ne la fine, poiché la vita è un flusso continuo in un reticolo di forze diverse, apparentemente opposte, sempre interagenti tra loro, di cui la temporanea discesa nella caducea materia ne è solo un aspetto. Non c'è fine alla tessitura della grande tela cosmica, e nessun filo viene mai disperso: la tela si trasforma, ma non si buca.
Per Jhenah Telyndru Arianrhod, probabilmente anche in ragione del suo nome e per il luogo liminale del suo castello, è il cerchio della Ruota d'Argento (o "dell'anno"), guardiana dei confini, e Luna Nera, poichè la Luna in eclissi si mostra in un cerchio luminoso e attraversa, in una sola notte, tutte le sue fasi (calante, nera, crescente e di nuovo piena) per la frapposizione della Terra tra la Luna e il Sole; per questo le energie sono favorevoli ad un processo di purificazione da pensieri, eventi, emozioni, ed energie di tipo negativo, assorbite dell'oscurità della Luna, per riemergere liberi da quelle condizioni che ci bloccano e non ci permettono la libera e autentica espressione di Sè.
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Note bibliografiche:
- "The Mabinogion" di Lady Charlotte Guest, Ed. Dodo Press
- "Avalon Within" di Jhenah Telindru, ed Llewellyn Publications
- Immagine di Arianrhod: "Stella dei Cieli" di Edward Robert Huges abbinata ad una immagine della Via Lattea trovata su Pinterest.com e del cui autore non era specificato il nome
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Testo di Niviane. Vietato copiare o utilizzare il contenuto di questo post o parti di esso senza aver ricevuto il consenso esplicito e scritto dell'autrice
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